Dopo il discusso incontro tra Renzi e Berlusconi, seguito dal criticatissimo accordo sulla Legge Elettorale, sull'abolizione del bicameralismo perfetto e sulla riforma del Titolo V della Costituzione, il cammino dell'Italicum rischia seriamente di diventare quanto mai impervio.
Se, infatti, appariva già chiarissimo all'indomani dell'accordo tra FI e Pd, che la strada sarebbe stata piena di buche, nessuno immaginava che le prime polemiche e i primi intoppi sarebbero venuti fuori già con la presentazione del testo in Commissione Affari Costituzionali. Innanzitutto lo slittamento rispetto ai tempi originariamente previsti, poi la richiesta dei parlamentari di Sel di procrastinare l'inizio della discussione al 29 gennaio per consentire ai propri parlamentari di affrontare nel migliore dei modi la discussione in aula (i vendoliani stanno per andare a congresso e chiedono tempi più lunghi per l'analisi del testo).
Fibrillazioni ed un pizzico di sconcerto anche per la c.d. norma Salva Lega, ovvero un emendamento in grado di consentire ai leghisti di superare lo sbarramente al 5%. In sostanza si cerca un meccanismo (qualsiasi esso sia) in grado di consentire alle forze a forte caratterizzazione territoriale, di non venir risucchiate da un sistema a ripartizione proporzionale su base nazionale. In soldoni, così com'è ideata la riforma elettorale, rischia di penalizzare il Carroccio che con la soglia del 5% su base nazionale rischia di restare fuori dai giochi. Intanto Salvini smentisce categoricamente qualsiasi tentativo di Berlusconi di "aiutare" i leghisti.
Ma le fibrillazioni, vere, sono comunque legate ad un altro aspetto, per gran parte del Parlamento (e degli italiani) dirimente: le preferenze. Il sistema elaborato dalla coppia Renzi-Berlusconi prevede liste bloccate, corte, ma comunque bloccate. Per una parte consistente del Pd, per il Nuovo Centrodestra di Alfano e per Scelta Civica, le preferenze sono imprenscindibili ma se l'ex delfino di Berlusconi firma comunque la proposta di legge depositata in commissione, Scelta Civica preferisce attendere per sottoporre all'attenzione del Parlamento eventuali modifiche.
La battaglia sarà dunque sulle preferenze. La maggioranza degli interlocutori è riuscita a digerire il doppio turno, l'abolizione del Senato quale camera elettiva, il premio di maggioranza e lo sbarramento, ma non le liste bloccate. Le preferenze rischiano, dunque, di diventare seriamente la bandiera di chi tenterà, ad ogni costo ed in qualsiasi modo, di uscire vincitore dalla bagarre che accompagnerà l'iter parlamentare della Riforma Elettorale.