Londra 2012: la Cina tra sospetti di combine, doping e pratiche crudeli
La federazione del badminton ha escluso dalle Olimpiadi la rappresentazione cinese rea di "aver violato lo spirito olimpico e la morale sportiva" combinando dei risultati a tavolino.
In particolar modo la federazione si è riferita ad un match di doppio che ha visto le cinesi perdere contro le meno quotate sudcoreane dopo una serie di errori ritenuti platealmente volontari tanto che le giocatrici sono uscite dal campo di gioco accompagnate dai sonori fischi del pubblico.
La motivazione di tale comportamento è quasi sicuramente da ricercare nel business delle scommesse sportive visto che il badminton è particolarmente seguito nel sud est asiatico e c'erano già stati degli allarmismi ben prima dell'inizio dei giochi.
Ulteriori polemiche si sono scatenate in seguito all'oro olimpico della sedicenne cinese Ye Shiwen che ha stravinto i 400 misti stabilendo il nuovo primato del mondo con un incredibile 58'66'' fatto segnare nella frazione finale in stile libero che ha rievocato i fantasmi di Roma 1994 e del doping nel nuoto.
In quell'occasione infatti, dopo la vittoria di numerose medaglie d'oro e stabilendo record mondiali in quasi tutte le discipline, si scoprì che i cinesi avevano fatto uso di una serie di prodotti considerati altamente dopanti e 6 atleti furono squalificati.
Il doping nello sport cinese ha comunque radici profonde negli anni ottanta quando, per porre rimedio alle frustranti umiliazioni sportive nell'atletica leggera e nel nuoto, il regime comunista diede vita ad un progetto che aveva come obiettivo il reclutare ed allenare futuri campioni con l'obbligo di vittoria a qualunque costo e con qualunque mezzo.
Ci sono dichiarazioni autorevoli che confermano il massiccio uso di steroidi negli anni Ottanta e Novanta come metodo scientifico per potenziare i risultati atletici.
Ed oggi? Come si svolgono invece oggi gli allenamenti degli atleti cinesi?
Troviamo una testimonanianza a dir poco inquietante di Sir Metthew Pinsent (osservatore olimpico) che ha assistito a degli allenamenti nelle strutture cinesi e narra di bambine in lacrime e picchiate dagli allenatori dopo essere state costrette ad abbandonare il tetto paterno per preparare al meglio la propria carriera 24 ore su 24.
La descrizione ci appare ovviamente lontana dal nostro concetto di struttura sportiva e sembra più vicina all'immaginario di un carcere senza alcuno spazio per giochi o distrazioni in cui le ginnaste vengono sottoposte a ritmi massacranti, diete folli ed esercizi al limite del sovrumano.